www.tgcom24.it 04/01/2013
19:43 - Un reality show di sopravvivenza che doveva essere intrattenimento e che invece si è trasformato in tragedia. Dopo la morte di uno dei concorrenti, dieci giorni fa in Cambogia per un arresto cardiaco durante le riprese, si è suicidato oggi il medico di produzione che gli aveva prestato i primi soccorsi. In una lunga lettera alla famiglia, ha spiegato di non essere in grado di sopportare il peso delle critiche e di quella disgrazia.
E ha espresso le sue ultime crude volontà contro quella Francia che lo ha messo alla gogna: "La sola cosa che voglio è che il mio corpo sia cremato in Cambogia. Senza mai più passare dalla Francia". Thierry Costa, 38 anni, era un esperto in medicina d'urgenza, e da quattro stagioni televisive lavorava per la trasmissione Koh-Lanta (simile a Survivor), effettuando controlli sulla salute dei partecipanti prima e durante il gioco, e prestando le prime cure in caso di incidenti o malattie.
Nel caso di Gerard Babin, il concorrente venticinquenne morto per un attacco cardiaco durante la prima prova su una spiaggia cambogiana, il suo operato e quello dell'equipe di produzione è stato però messo in discussione da alcune testimonianze anonime diffuse dai media transalpini. I soccorsi sarebbero stati prestati troppo tardi, con una logica che aveva dato priorità alla resa televisiva piuttosto che alla sopravvivenza del giovane.
Una tesi che gli autori di Koh-Lanta avevano da subito smentito, ma che era rimbalzata tra siti, radio e tv francesi per diversi giorni, creando un ambiente di sospetto divenuto insopportabile per Costa. "Non potrò mai più incrociare uno sguardo in Francia senza chiedermi se sia pieno di disprezzo per me", scrive il medico nella lettera d'addio, pubblicata dal sito del quotidiano "Le Parisien" con il consenso della famiglia. "Ho iniziato con la medicina 20 anni fa e mi sono sempre applicato a lavorare molto - dice ancora - con rispetto del paziente e amore per la medicina, e in conformità al giuramento di Ippocrate. Oggi ho la sensazione che tutti questi sforzi siano stati annullati da articoli pieni di menzogne". Il messaggio, scritto a mano sulla carta intestata dell'hotel cambogiano che ospita l'equipe della produzione, esprime grande tristezza e senso di colpa verso i propri familiari e verso quelli della giovane vittima, ma anche una forte volontà di riscattare il proprio operato. "Sono sicuro di aver trattato Gerald in modo rispettabile, come un paziente e non come un concorrente - afferma Costa -. Gli auguro di riposare in pace".