www.avvenire.it 05/02/2013
La richiesta di un "nuovo slancio per l'occupazione" e la forte denuncia di "una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale" hanno caratterizzato l'Udienza Generale tenuta da Papa Francesco il Primo Maggio, in una piazza San Pietro gremita da 80 mila persone. "Desidero rivolgere a tutti - ha scandito il Pontefice - l'invito alla solidarietà, e ai responsabili della cosa pubblica l'incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all'occupazione; questo significa preoccuparsi per la dignità della persona".
Nel Vangelo proposto dalla liturgia Gesù viene chiamato il "figlio del falegname". Giuseppe era un lavoratore e
Gesù ha imparato a lavorare con lui. Nella prima lettura si legge che Dio lavora per creare il mondo. Questa "icona di Dio lavoratore - ha affermato il Papa - ci dice che il lavoro è qualcosa di più che guadagnarsi il pane":
"Il lavoro - ha ricordato Francesco con grande enfasi - ci dà la dignità! Chi lavora è degno, ha una dignità speciale, una dignità di persona: l'uomo e la donna che lavorano sono degni. Invece quelli che non lavorano non hanno questa dignità. Ma tanti sono quelli che vogliono lavorare e non possono. Questo è un peso per la nostra coscienza, perchè quando la società è organizzata in tal modo, che non tutti hanno la possibilità di lavorare, di essere unti della dignità del lavoro, quella società non va bene: non è giusta! Va contro lo stesso Dio, che ha voluto che la nostra dignità incominci di qua".
"La dignità - ha concluso il Papa - non ce la dà il potere, il denaro, la cultura, no!. La dignità ce la dà il lavoro!" e un lavoro degno, perchè oggi tanti "sistemi sociali, politici ed economici hanno fatto una scelta che significa sfruttare la persona".
Il Papa arrivato "quasi dalla fine del mondo" è comunque molto attento alla situazione sociale dell'Italia e degli altri Paesi europei che pagano un prezzo altissimo alla crisi economica, come ha testimoniato
l'incoraggiamento a tutti a "non perdere la speranza", "nella certezza - sottolinea - che Dio non ci abbandona". In particolare parole forti per i giovani: "Impegnatevi nel vostro dovere quotidiano, nello studio, nel lavoro, nei rapporti di amicizia, nell'aiuto verso gli altri; il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita. Non abbiate paura dell'impegno, del sacrificio e non guardate con paura al futuro; mantenete viva la speranza: c'è sempre una luce all'orizzonte".
Anche nell'omelia del mattino a Santa Marta, ieri è stato affrontato da Bergoglio il tema della dignità del lavoro con la netta denuncia: "non pagare il giusto, non dare lavoro, perchè soltanto si guarda ai bilanci, ai bilanci dell'impresa; soltanto si guarda a quanto io posso approfittare. Quello va contro Dio!".
"La società non è giusta se non offre a tutti un lavoro o sfrutta i lavoratori, ha affermato inoltre celebrando per
alcuni minori e ragazze madri, ospiti del Centro di solidarietà "Il Ponte", nato a Civitavecchia nel 1979,
accompagnati dal presidente dell'associazione, don Egidio Smacchia.
Il lavoro - ha sottolineato nella sua catechesi Papa Francesco - fa parte del piano di amore di Dio. "Il lavoro, per usare un'immagine, ci 'unge' di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e
lavora, agisce sempre; dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione". "Gesù - ha ricordato - impara da San Giuseppe il mestiere del falegname e impara "l'impegno, la fatica, la soddisfazione e anche le difficoltà di ogni giorno". "Questo - ha osservato - richiama alla dignità e all'importanza del lavoro".
Il pensiero del nuovo Pontefice è andato anche alle difficoltà che, in vari Paesi, incontra oggi il mondo del
lavoro e dell'impresa, con la denuncia di egoismi e ingiustizie: "Penso a quanti, e non solo giovani, sono
disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale".