Fonte www.avvenire.it
La campagna elettorale di Matteo Renzi per le prossime elezioni (europee e amministrative) decolla da Torino dove il premier lancia la candidatura di Sergio Chiamparino, l'ex sindaco che punta a prendere il posto del leghista Roberto Cota alla guida della Regione Piemonte, schiera le cinque donne scelte da lui come capoliste (un en plein che ha fatto arrabbiare e non poco lo "stato maggiore maschile del partito") e fa il pieno di "spettatori".
Cinquemila persone hanno affollato il PalaOlimpico per il suo debutto torinese. Dal palco, come sempre, Renzi non le manda a dire. Soprattutto ai compagni di partito che a più di cinquecento chilometri di distanza, a Roma, sono riuniti per passare in rassegna le cose che non vanno nelle riforme da lui ideziane" da quella sulla legge elettorale a quella sul lavoro. "Nei prossimi mesi - è il messaggio che manda ai suoi avversari interni, da D'Alema a Cuperlo - non perdiamo tempo a litigare tra noi, c'è tanto da fare, dobbiamo andare pancia a terra per cambiare l'Italia".
E a Chiamparino che lo elogia per aver innescato un cambiamento nella sinistra ("ho ripreso la tessera del Pd" dice) risponde che "la sinistra che non cambia non è sinistra diventa destra, perde la dignità di essere sul fronte del progressismo. E noi andiamo in Europa per cambiarla". A partire dalla delicata questione dei fondi europei che dice il premier, devono andare all'Italia e non all'Italietta per "far contenti amici e sindaci". Renzi mette poi di nuovo in guardia dai rischi dell'eccessivo rigore, una visione angusta dell'Europa che non ha futuro. "Chi dice usciamo dall'euro poi staremo meglio sta cercando di fare credere che le istituzioni non siamo riformabili. Sta dicendo: arrendiamocì" ha sottolineato. "Io, invece, - ha aggiunto Renzi - dico: tornate a credere nelle istituzioni e nel fatto che queste possano essere cambiate. Le istituzioni non solo luoghi altri da noi". Una stoccata la riserva anche al Movimento Cinque Stelle e alla sua vis polemica. "Dovevano cambiare il Palazzo, ma il Palazzo ha cambiato loro. Noi non andremo dietro ai profeti dell'insulto. Lasciamo Grillo nel suo brodo".
Tanti i temi nazionali toccati, con un focus sugli argomenti che più gli stanno a cuore e che in queste settimane il premier ripete come un mantra. "Siamo arrivati al governo con modalità che non avremmo voluto - è la premessa -. A maggior ragione noi stiamo lì solo se cambiamo l'Italia, se no si cambia mestiere noi". La promessa del giorno, invece, è un intervento a favore dei pensionati, tagliati fuori dagli sgravi fiscali che da maggio porteranno qualche decina di euro in più in busta paga ai reddi medio-bassi. "Quest'anno non ce la facciamo ma il 2015 sarà l'anno in cui interverremo sulle pensioni sotto i mille euro" ha assicurato. Di certo il primo passo, per bilanciare una sproporzione tra il mondo reale e quello dei super-manager, è il taglio dei loro stipendi. "È inaccettabile che siano aumentati del 170 per cento. Pensavo di essere criticato per il tetto, troppo alto, a 238mila euro. Accusateci pure di demagogia ma è una questione di credibilità delle istituzioni, noi resteremo in contatto con la realtà". A maggio, assicura ancora il premier da Torino, si farà la riforma del fisco e "andremo avanti con la ruspa sulla pubblica amministrazione".
A stretto giro di posta, sulle pensioni, arriva la replica dei sindacati. "Renzi fa bene ad annunciare che interverrà sulle pensioni più basse. Come si usa dire meglio tardi che mai ma mi domando perché aspettare il 2015 visto che vivere con una pensione sotto i mille euro è davvero molto pesante. Forse si potrebbe cominciare con l'estendere gli sgravi fiscali anche ai pensionati" dice il segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone.