Pennisi: "La famiglia è la prima scuola sociale" Zamagni: "Senza di essa, la società non tiene"

09-09-2013

Oggi Italia       09/08/2013

Da Senigallia (AN) - LAURA MANDOLINI

Centrale, nel meeting senigalliese, è stato l'intervento di monsignor Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale e membro del Comitato scientifico delle Settimane sociali dei cattolici italiani. "La famiglia - ha affermato il presule - non è un prodotto dell'uomo o della cultura, ma scaturisce dal progetto originario di Dio, è espressione di amore. Se ciascun essere umano è in sé relazione di amore e in ognuno vi è un'insopprimibile esigenza di amare ed essere amato, la famiglia è il luogo naturale, voluto da Dio, dove l'uomo può vivere la sua vocazione all'amore. Prima scuola delle virtù sociali, la famiglia si apre ad altre famiglie e alla società. Ed è qui che le cose si complicano notevolmente, specie nel nostro Paese".

Stefano Zamagni, ordinario di Economia politica all'Università di Bologna e presidente del Comitato tecnico scientifico dell'Osservatorio nazionale sulla famiglia, guarda avanti: "Il nostro welfare sta progressivamente trasformandosi da individuale a comunitario. E quando questo processo sarà compiuto, lo stato sociale versione Duemila non potrà fare a meno della famiglia, anche perché è difficile pensare ad una seria tenuta sociale senza questa forza". Zamagni riassume le tante possibili scelte che la politica può fare da subito e che hanno bisogno di un cambio di prospettiva culturale. Per una diversa politica della famiglia occorre "smettere di pensarla soltanto come luogo degli affetti, perché allora chiunque provi affetto è famiglia e non è così. E' anche il luogo in cui si produce qualcosa che supera il mercato e che genera capitale umano, sociale e relazionale". Beni che il mercato non può produrre, ma di cui beneficia esso stesso. E che possono essere quantificati: in termini di Prodotto interno lordo, la produzione familiare rappresenta il 25% del Pil nazionale.

E' un fiume in piena, il professore. Ripete con forza l'esigenza di riformare il fisco e le tariffe ("il nostro è un fisco nemico della famiglia"), abolisce la parola "conciliazione" tra lavoro e famiglia, che presuppone un conflitto e la sostituisce con "armonizzazione", dà la sveglia alla politica che può introdurre provvedimenti semplici a "burocrazia zero" per alleggerire la vita familiare. E, stoccata finale "non è possibile difendere la famiglia senza difendere il matrimonio, perché se va in crisi il matrimonio va in crisi la famiglia". E' la famiglia che può rendere uno stato più civitas e meno polis.