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Via libera del Governo all'aumento dello 0,8 per mille dell'aliquota Tasi. Sulle prime case, i Comuni potranno così arrivare fino al massimo del 3,3 per mille, mentre su tutti gli altri immobili il tetto si alza all'11,4 per mille. Resta l'obbligo, però, di usare il gettito derivante dai rincari per finanziare le agevolazioni sull'abitazione principale. Su 19,7 milioni di abitazioni principali nel 2014 non si pagherà più l'Imu, ma la Tasi. La tassa sui servizi indivisibili avrà un'aliquota base dell'1 per mille, che i Comuni potranno alzare fino al 3,3 per mille. Il limite iniziale era il 2,5 per mille e il Governo – dando l'ok agli aumenti – ha stabilito che il ricavato dovrà essere usato per introdurre detrazioni o altre forme di sconti. La Tasi "normale", infatti, non prevede nessun tipo di detrazione base né per i figli, diversamente dall'Imu.
Le 73mila case accatastate nelle categorie di pregio (A/1, dimore signorili; A/8, ville e A/9, castelli) continueranno a pagare l'Imu sulla prima casa, con un'aliquota massima del 6 per mille e con la sola detrazione di 200 euro, senza i 50 euro extra per ogni figlio. Su queste case si pagherà anche la Tasi, sempre con aliquota massima del 3,3 per mille, ma il totale di Imu e Tasi non potrà superare il 6,8 per mille.
Sulle seconde case e su tutti gli altri fabbricati – uffici, negozi, capannoni e così via – si pagano quest'anno sia l'Imu che la Tasi. Prima dell'intervento del Governo, la somma dei due tributi non poteva superare il 10,6 per mille, che era anche l'aliquota massima dell'Imu: quindi, nei Comuni in cui l'imposta municipale era già al massimo, non ci sarebbe stato spazio per nessun aumento. Ora, invece, si potrà arrivare all'11,4 per mille complessivo.
Anche sugli immobili affittati c'è la combinazione Imu+Tasi, con il limite massimo dell'11,4 per mille. La differenza è che la Tasi viene pagata dall'inquilino per una quota compresa tra il 10 e il 30%, a scelta del Comune. L'Imu, invece, viene pagata interamente dal proprietario, come sempre. Nel caso degli immobili in leasing, invece, la Tasi è tutta a carico del locatario.
Si chiama Tasi, ma si legge quasi Imu. La nuova tassa sui servizi indivisibili ha la stessa base imponibile dell'imposta municipale. Quindi, per calcolarla, si parte dalla rendita catastale, la si rivaluta del 5% e si moltiplica il risultato per il coefficiente che varia in base al tipo di immobile (160 per le abitazioni). Su questo valore catastale si applica l'aliquota comunale, con le eventuali detrazioni, sempre su base locale.
La Tasi potrà essere pagata con il modello F24 o con il bollettino di conto corrente postale, le stesse modalità dell'Imu, insomma. I termini di pagamento possono essere stabiliti dal Comune, prevedendo di norma – ma non è obbligatorio – almeno due rate semestrali. Comunque, la legge tiene ferma la possibilità di pagare tutta l'imposta entro il 16 giugno (ammesso di conoscere con esattezza le aliquote e di avere voglia di versare tutto in anticipo). A rigor di logica, quindi, almeno una delle scadenze comunali dovrebbe coincidere proprio con il 16 giugno.