Maremma in ginocchio: evento eccezionale correlato ai cambiamenti climatici

15-11-2012

www.maremmanews.it                                11/14/2012

 

Legambiente, Gentili: “Occorre non solo sopperire all'emergenza ma una strategia per evitare le costruzioni in aree a rischio e chiedere risorse in deroga al patto di stabilità per un puntuale piano di monitoraggio, controllo, prevenzione e interventi per evitare il rischio idraulico”.

Grosseto: Di fronte a eventi climatici ricorrenti e così disastrosi bisogna cambiare metro e dare un chiaro messaggio di discontinuità che punti su un intervento puntuale ed efficace di prevenzione e mitigazione concreta dei danni da rischio idraulico. “Il disastro che è avvenuto in Maremma in queste ore – afferma Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente - dimostra in modo chiaro ed inequivocabile l’importanza di un’accurata e puntuale opera di prevenzione, mitigazione del rischio idraulico, manutenzione ordinaria al fine di evitare conseguenze così gravi per le popolazioni residenti e per i territori. Un dato inconfutabile è senza dubbio quello legato alla quantità eccezionale di pioggia che si è abbattuta sulla Maremma, dai 300 ai 400 mm di pioggia a secondo delle zone, quando in un anno si arriva mediamente a 800 mm; in questi casi porre freno alla furia delle acque è davvero molto difficile e complesso anche in un’area come quella maremmana poco antropizzata e con vaste aree di territorio aperto dove i fiumi, i torrenti e le acque superficiali possono defluire ed espandere i letti dei corsi d’acqua”. In primo luogo le nostre riflessioni e la nostra attenzione è rivolta all’amaro prezzo in vite umane che è stato pagato e che rappresenta senza alcun dubbio la nota più grave che non ha alcuna possibilità di risarcimento, ma in secondo luogo occorre rivolgere lo sguardo al disastro presente ad Albinia, messa in ginocchio da un’alluvione senza precedenti, ma anche alle numerosissime frane, agli smottamenti, alle esondazioni di numerosissimi fiumi e torrenti in tutta l’area maremmana, da nord a sud, dalla costa all’interno (Albegna, Osa, Elsa, Pecora, Bruna, sono solo alcuni dei principali protagonisti), ai danni alle case, alle imprese, e in modo particolare alle numerosissime aziende agricole, colpite in modo violento dalle acque, con una perdita netta di mezzi, strutture, risorse economiche, linfa vitale del nostro tessuto sociale, economico e presidio essenziale che ci consente di difendere il nostro territorio dal rischio idrogeologico. “Occorre allo stesso tempo pensare da subito – continua Gentili - a una politica che eviti di costruire, come purtroppo troppo spesso si è fatto, in aree a forte rischio idraulico, ma la necessità più forte è quella di trasferire da subito risorse economiche agli enti locali, allentare il patto di stabilità e consentire l’utilizzo delle risorse necessarie per la più grande opera pubblica che possiamo realizzare che è rappresentata proprio da una corretta gestione e manutenzione del territorio. La Maremma non ha retto alla furia delle acque con danni spropositati e incalcolabili che rischiano di mettere in ginocchio un’intera economia basata sull’attività turistica e agricola di qualità e su un reticolo di imprese di grande eccellenza che sono stati gravemente danneggiati da questo evento eccezionale che ha colpito senza risparmiare nessuno l’intero territorio. Ora bisogna passare dalle parole ai fatti, la macchina dell’emergenza è già in azione e sta cercando di tamponare i danni tramite l’intervento delle istituzioni locali, della Protezione civile, del volontariato e degli angeli del fango, ma non basta, bisogna ragionare in termini di strategia per oggi e per il nostro futuro: la via della prevenzione è l’unica da seguire, occorre una pianificazione degli interventi per la manutenzione ordinaria e straordinaria, per la cura e la gestione degli ecosistemi fluviali per il monitoraggio attento e scrupoloso del rischio idraulico per la messa in sicurezza delle aree a rischio idrogeologico anche in deroga agli obblighi relativi al patto di stabilità, senza tralasciare l'obbligo sacrosanto di non costruzione e delocalizzazione degli edifici da aree ad alta pericolosità. Occorre dichiarare lo stato di calamità per la Maremma e istituire, tramite una legge speciale, un percorso chiaro che individui obiettivi, priorità e strumenti destinando a questo percorso senza esitazione ingenti risorse economiche. E non ci vengano a dire che i soldi non ci sono per la pre! venzione , perché prevenire in questo caso è cento volte più economico che intervenire dopo i disastri per riparare alla meno peggio i guasti e i danni avvenuti. Occorre avere la responsabilità e il coraggio per spostare risorse economiche da spese militari o opere pubbliche inutili e spesso dannose verso la priorità rappresentata da una strategia chiara e puntuale di prevenzione, altrimenti saremo sempre pronti a piangere i nostri morti e gli ingenti danni senza aver fatto nulla di concreto per prevenire davvero”. La Maremma è sott’acqua e il disastro economico, sociale, ambientale è sotto gli occhi di tutti, ma la considerazione ancora più preoccupante è quella legata al fatto che se il mare non avesse ricevuto la quantità stratosferica di acqua portata dai fiumi in piena e dall’Ombrone in particolare e se la pioggia battente avesse continuato, come avvenne nel ’66, per alcuni giorni, è molto probabile che l’irreparabile alluvione del capoluogo maremmano sarebbe avvenuta. Questo, insieme a tutto il resto delle considerazioni del caso, ci deve far riflettere per attivare fin da subito non solo un programma che ci consenta di superare l’emergenza, ma soprattutto una pianificazione vera che ci permetta di pianificare in modo strategico tutte le opportunità che abbiamo per poter minimizzare i danni che eventi simili potranno provocare in futuro.